Abitualmente conosciuta come la “città del Muretto” o come “perla della Riviera”, Alassio è anche nota perché città di poeti, artisti e musicisti. Ospiti di primo piano l’hanno innalzata a patria delle arti della Riviera. Dal compositore inglese Edward Elgar, considerato alla stregua di Mozart e Beethoven in Inghilterra, al pittore Richard West, che ha immortalato l’Alassio degli albori, fino allo scrittore Carlo Levi, di casa tra le amate colline alassine, ogni epoca ha ospitato autorevoli voci della creazione, le quali hanno intrecciato proficui dialoghi con gli artisti alassini. Uno di questi è Gino Fiore, ribattezzato con il nome d’arte di “Gifio” da Filippo Tommaso Marinetti in persona, il capostipite del movimento futurista italiano. Gifio ha il merito di aver fatto dell’arte visiva una professione poliedrica, una forma espressiva aperta verso la sperimentazione e le differenti discipline, al fine di creare opere per la città, per i suoi abitanti e per i suoi visitatori. Come dimostra questo catalogo, che raccoglie le diverse fasi di una vita dedita alla creazione, Gifio è stato un artista multiforme e complesso: grafico, disegnatore, pittore e scultore. Questa mostra gli rende omaggio, esplorandone tutte le tensioni creative.
Marco Melgrati
Sindaco di Alassio
Il significato dell’opera di Gifio non si compie in poche parole. Dagli esordi con il Futurismo italiano e con Marinetti fino alle parate carnevalesche popolate dalle sue grandi caricaturali sculture di cartapesta, l’artista alassino ha dimostrato di volersi confrontare con profitto con molti linguaggi e poetiche. I suoi bassorilievi di cemento colorato hanno decorato i palazzi di Alassio, le sue composizioni grafiche hanno per diverso tempo promosso l’immagine delle città del Ponente in manifesti di carattere pittorico. Gifio lavora anche molto fuori Alassio, affermandosi con alcuni grandi murales in epoca fascista o con le caricature dei personaggi famosi nel dopoguerra. Lavora indistintamente la ceramica religiosa e i loghi delle botteghe commerciali. Disegna e dipinge marine e attimi di vita agreste, di una Alassio che fu e che oggi giunge a noi grazie alle testimonianze di artisti e poeti di un tempo. Ricordare Gifio nel centenario della nascita significa rendere omaggio non soltanto ad un pittore appassionato ma anche ad un attento lettore della società, dotato di uno stile a metà tra il malinconico e il faceto, che ben rappresenta lo spirito goliardico venato di tristezza di una certa Alassio che fu e che forse esiste ancora tra le pieghe della città moderna.
Monica Zioni
Assessore alla Cultura di Alassio
Presentare un Artista intenzionalmente sfuggito al difficilmente evitabile giogo delle non sempre spassionate o comunque interessate sentenziosità della critica ufficiale è compito assai arduo; tuttavia sento il dovere di assumere questo impegno per testimoniare della grande e troppo spesso sottovalutata se non addirittura misconosciuta attività creativa di un uomo sempre stato solo di fronte a se stesso e conseguentemente difensore delle proprie scelte ideologiche palesandole senza infingimenti durante il corso della sua lunga e varia attività. E proprio nell’esame delle molteplici sue opere è dato scoprire, portare alla luce, evidenziare finalmente a tutto tondo il carattere del vero artista , dotato ad onta dei distratti, dei sufficienti o peggio dei sofismi dei malevoli, di un’inesauribile vasta e complessa forza di ispirazione. Perché, va ribadito ove ve ne fosse bisogno ancora, che Gifio, innanzitutto è stato un uomo libero, libero da schemi e da preconcetti, libero soprattutto da quelle pastoie pseudo-moralistiche che condizionano il cosiddetto vivere normale troppo spesso intriso di quel falso perbenismo che avvolge l’uomo nel bozzolo della cauta indifferenza o, peggio, lo impania nel timore verso tutto ciò che conduce alla visione della realtà delle cose e del momento.
Un grande e singolare bohémien! Lo si può affermare senza tema di smentita, un singolare artista nel senso intero della parola e sono le sue molteplici e svariate opere che ce lo testimoniano e confermano. Notevoli tracce di sé ha lasciato nel lungo suo itinerario di vita e nei più svariati campi. Anche nella tecnica e nella piccola meccanica è impensabilmente intervenuto con innovazioni costruttive: ha fabbricato giocattoli in movimento, con nuove strutturazioni cementizie ha dato vita a interessanti aggetti murari per le facciate di negozi ed abitazioni. In tema di costruzioni si dedicò anche alla non facile arte dei grandi pupazzi carnevaleschi vincendo consensi e premi. E fu anche apprezzato ceramista ad Albissola, patria indiscussa della ceramica nostrana; e perché non ricordare i suoi manifesti pubblicitari e le azzeccate caricature dei personaggi delle Riviste e del Cinema? E grande è stato soprattutto nella brillante estemporaneità dei suoi quadri nelle immagini fresche spontanee genuine dei paesaggi, le marine, le attività dei pescatori, il golf, i ritratti tutti giocati sull’intuizione, sull’immediatezza di un momento, sull’attimo di un’espressione, fissando quasi nei pochi tratti di un’istantanea il clima, l’atmosfera di un felice momento denso di vita e pregno di ricordi solari, luminosi. Tutto senza infingimenti, senza recondite intenzioni o astrusi significati, tutto nella grande spontanea semplicità dell’artista che crea un quadro, un’immagine solo e soltanto per l’intima soddisfazione di se stesso: in questo sta il valore dell’uomo Gino Fiore vissuto per sua espressa scelta di vita nella non facile condizione di vir liber et solutus, senza compromessi, sottintesi o legami di sorta in un mondo sempre più ritroso a riconoscere gli originali genuini talenti dell’Artista vero ed autentico sino in fondo.
Francesco Guido / Gibba
Artista
Gino Fiore continua la sua linea di pittura. Passa dal Futurismo all’impressionismo e tonalismo, senza essere, per oltre, un ritorno ma un proseguire nella ricerca formale, tiene alti questi valori con esasperata continuità e coraggiosa sicurezza della bontà del suo studio.
Negli ultimi tempi ha spostato su basi diverse la sua tematica diventando più accessibile alla moltitudine , senza perdere in contenuto.
Così che le sue marine, essenziali e pure rimangono impresse nella memoria dello spettatore che le osserva in modo indelebile. Il colore sovrapposto, lascia strati vuoti necessari alla sua espressione portando a prefezionare la sua opera, ove tutto è ben a posto, niente è affidato al caso.
E’ dal 1930 che dipinge “Gifio” come professionista del pennello, tutta una vita dedicata all’arte, alla ricerca del suo ideale di essere artista.
Bruno Viarengo
Critico d’arte
Ci sono pittori che impiegano una vita per arrivare a una chiarificazione della propria personalità artistica in continua ricerca estetica; magari in tarda età raggiungono vette altissime per sintesi di linguaggio e semplicità di espressione ponendosi a capostipite di avanguardie e facendo da trampolino di lancio per nuove generazioni di ricercatori. Per Gifio è stato un po’ il contrario di ciò. Perché lo scopo unico del suo lavoro è stato quello di realizzare se stesso, rifiutando le varie occasioni di raggiungere il successo e la grande fama. Lo dimostra non essersi mai voluto esporre molto, cercando nella propria pittura la perfezione e uno stile sempre più chiaro e pulito
Armando Farina
Presidente dell’Accademia S. Rita di Torino